I disturbi del tono dell'umore perturbano una serie di aspetti della vita quotidiana. Comunemente riferiti come stati depressivi o ansioso-depressivi includono una vasta gamma di malesseri la cui intensità può variare da individuo a individuo e possono comprendere ansietà, veri e propri attacchi di panico, angoscia, paura fino a condizioni più complesse dove si alternano stati euforici o di iperattività a stati di apatia, mancanza di stimolo e inattività. Il disturbo condiziona sempre ed in modo importante lo stile di vita di chi ne è colpito con conseguenze mediche e psicosociali importanti che si ripercuotono su molti aspetti della salute e della vita di relazione. In sintesi trovarsi di fronte ad una persona con disturbo del tono dell'umore vuol dire avere a che fare con la sua specifica difficoltà di adattamento verso il mondo in senso lato e questa difficoltà ha alla base quasi sempre bassa autostima, senso di forte inadeguatezza, percezioni negative verso sé stessi ed il proprio vissuto. Non è quindi un caso che a questo tipo di disturbi si accompagni spesso un' alterazione del rapporto col cibo. Tale alterazione è sia di natura biologica che psicologica. La natura biologica riguarda le alterazioni biochimiche che sono spesso causa o concausa del disturbo (il modificato funzionamento di neurotrasmettitori ed ormoni; in parte gli effetti collaterali della terapia farmacologica per la cura dei sintomi). La natura psicologica riguarda invece l'elevata frequenza con cui le persone affette dal disturbo possano ricorrere al cibo quale facile ed immediato conforto ai sentimenti di disistima, frustrazione, rabbia, paura che contraddistinguono il loro stato d'animo. La “voglia di dolce”, che molti di noi hanno sperimentato in momenti di fatica psicofisica particolari, non è altro se non il bisogno di attingere ad una fonte energetica di cui non disponiamo ottenendone anche gratificazione immediata; il piacere scatena momentaneamente le endorfine necessarie ad attenuare lo stato d'ansia e procurare sollievo. Questa premessa per dire che chi soffre di disturbi del tono dell'umore è spesso colpito da un secondo problema che può divenire di pari gravità ed importanza che è il sovrappeso e più spesso l'obesità. Sappiamo che l'obesità è un fattore di rischio per altre condizioni e che esiste una relazione tra obesità e rischio cardiovascolare. Ma esiste anche una relazione tra depressione e rischio c.v. dove tale rischio è maggiore in chi soffre di questi disturbi. Dunque controllo del peso, disturbi del tono dell'umore e rischio cardiovascolare sono tra loro interconnessi. E' l'insulina infatti l'anello di congiunzione di questi tre aspetti che definisce il quadro metabolico influenzando sia la componente che abbiamo chiamato biologica sia quella psicologica (il senso di fame si acuisce in un regime alimentare caratterizzato da elevati livelli di insulina). E' importante sapere che regolare l'aspetto alimentare tramite un trattamento nutrizionale può indurre un miglioramento della condizioni generali metaboliche ponendo i presupposti per un maggiore successo della terapia e un recupero più efficace dai sintomi. Attualmente l'aspetto nutrizionale è scarsamente preso in considerazione quando si deve affrontare una terapia farmacologica cronica in questo campo. Il medico deve gestire la patologia dal punto di vista farmacologico e psichiatrico e spesso non può occuparsi anche di gestire l'aspetto metabolico nutrizionale. Il nutrizionista invece può e deve farlo per affiancare il percorso di cura e favorire con l'intervento alimentare la salute in senso globale del soggetto. L'intervento nutrizionale in queste situazioni può fornire i giusti apporti in funzione degli specifici fabbisogni, contenere l'aumento di peso spesso conseguenza inevitabile della terapia farmacologica e proporre, grazie all' educazione alimentare, nuovi comportamenti e modelli alimentari, più favorevoli alla salute e ad una presa in carico consapevole della propria condizione.